Riserva Naturale Orientata Regionale

Palude del Conte e Duna Costiera

"Uno dei migliori esempi di duna con vegetazione a ginepro con alcuni esemplari arborei tra i più belli d 'Italia Prof. G. Lorenzoni"

(1971) - Foto Cosimo Buccolieri

PALUDE DEL CONTE E DUNA COSTIERA

Istituita con legge regionale n.5 del 15 marzo 2006
(B.U.R.P. n.35 del 17/03/2006)

La Riserva è un esempio della presenza di particolari biocenosi, con riferimento a specie animali e vegetali e ad habitat contenuti nelle direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE, nonché di importanti valori paesaggistici, equilibri ecologici, equilibri idraulici ed idrogeologici superficiali e sotterranei, nonché di beni storico architettonici.

Superficie complessiva è di 898 ha

La riserva, la cui superficie complessiva è di 898 ha, è in continuità ambientale con l'attigua area protetta "Riserve naturali regionali del litorale tarantino orientale" (L.R. 23/12/02 n. 24) e con l'Area Marina Protetta di Porto Cesareo. La Riserva Orientata Regionale si estende esclusivamente nell'ambito del territorio comunale di Porto Cesareo e comprende due siti di interesse comunitario (SIC): il SIC "Palude del Conte - Dune di Punta Prosciutto" con codice IT9150027 ed il SIC "Porto Cesareo" con codice IT9150028.

Essa comprende tre aree relativamente omogenee.

La Penisola "La Strea"

La Penisola "La Strea" e il piccolo arcipelago di isolotti che fronteggiano l'abitato, composto dall'Isola Grande e dagli isolotti, Mojuso, Malva e Chianca, sono caratterizzati da un ambiente fortemente salmastro con ampi salicornieti e scogliere a critmo-staticeto, “locus” classico dello statice pugliese (Limonium japigicum) e perciò habitat prioritario tutelato dalle norme comunitarie. Ma anche da endemismi puntiformi come la misteriosa Iris revoluta Colasante dell'isolotto Mojuso e il ranuncolo di Baudot alla Strea, incluso nella Lista Rossa regionale. La scarsa accessibilità rende questa parte del parco area di pascolo per numerose specie di limicoli ed aironi, mentre le spiaggette esterne ospitano la nidificazione della sterna e lasciano ben sperare per quella del raro gabbiano corso (Larus audouinii).

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Le Spunnulate di Torre Castiglione

Le Spunnulate di Torre Castiglione sono una serie di affioramenti della falda dovuta ad erosione carsica, singolari e semisconosciuti ecosistemi collegati per via ipogea, con la presenza di flora salmastra - tra cui il subendemico spinaporci (Sarcopoterium spinosum) - e di fauna palustre, in particolare pesci eurialini fra cui il raro nono (Aphanius fasciatus). La parte più occidentale dell'area protetta conserva ancora, nonostante la presenza di ampie aree urbanizzate, la sequenza tipica dei litorali sabbiosi con la fascia dunare a ginepro coccolone e col più raro fenicio, le bassure retrodunari con giunchi e salicornieti, i relitti delle antiche Paludi del Conte, Feda e Felicchie, col sistema dei bacini e canali in funzione di rete ecologica e serbatoio di naturalità caratterizzata da piante rare quali l'Ipomoea sagittata e l'orchidea palustre (Orchis palustris) o insolite come il cardo mariano (Silybum marianum), uccelli come il martin pescatore (Alcedo atthis), il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), l'usignolo di fiume (Cettia cetti), il beccamoschino (Cisticola juncidis) ed il falco di palude (Circus aeruginosus), oltre che la testuggine palustre (Emys orbicularis) e una gran varietà di libellule.

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Il Bosco d’Arneo

A monte del canale di intercettazione caratterizzato da un flusso costante di acqua dolce e da una recce vegetazione idrofila, il Bosco d’Arneo da pineta d’impianto si appresta a ritornare bosco di latifoglie, e conserva un interessante sottobosco con ciclamini (Cyclamen hederifolium), pungitopo (Ruscus aculeatus), viburno tino (Viburnum tinus), clematide (Clematis flammula) e la rara Anagyris foetida; verso l'interno ampi tratti di macchia e gariga, dove i lentischi arborei presso Masseria Serricella ci ricordano. Fra le emergenze storico-culturali interne o contermini al parco, rilevanti i siti protostorici e classici della Strea, di Scala di Furnu e Punta Prosciutto, le cinquecentesche torri Chianca, Lapillo, Castiglione (diruta), le masserie e gli “iazzi” memori di antiche transumanze e colture ormai scomparse, le opere della bonifica ed in particolare l'Idrovora di Punta Prosciutto, testimoni di un’epopea recente eppure dimenticata, che ha modellato il paesaggio e la natura dando alla riserva il suo aspetto attuale.

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